Cascate della Ferrera di Varese

Punto GPS del parcheggio
Informazioni utili
  • QUANDO ANDARCI: Primavera ed estate
  • RAGGIUNGIBILE CON: Automobile
  • CONSIGLIATO PER: Tutti, famiglie comprese
  • DURATA DEL PERCORSO: Circa 1 ora (A/R) più il tempo della sosta o del pranzo al sacco
  • LUNGHEZZA E DISLIVELLO: Fino a 2 km (A/R), dislivello negativo fino a 50 metri (100 metri totali)
  • ABBIGLIAMENTO CONSIGLIATO: Comodo e sportivo, consigliati gli scarponcini e scarpe da scoglio
  • COSA AVERE NELLO ZAINO: Pranzo al sacco, acqua, costume ed un telo
  • SITI INTERNET DI RIFERIMENTO:
La storia

Leggende locali del varesotto narrano del Pont di Strii (Ponte delle Streghe), un esatto punto del torrente Margorabbia in cui gli abitanti di Ferrera passavano abitualmente e che si dice fosse infestato da creature tenebrose che solo col calar del sole uscivano allo scoperto. Abitanti del bosco che dimoravano nell’antica zona dei Mulini di Ferrera di Varese, le streghe si burlavano dei passanti maltrattandoli e facendogli dispetti di qualsiasi genere, i quali evitavano quindi di passare dà lì la notte per non incappare in qualche loro tranello magico.

Se pensate ad ogni storia o film in cui si narrano storie e vicende sulle streghe, al loro fianco erano sempre presenti i gatti, animali che si dice venissero usati per spaventare lo sprovveduto passante per poi combinargliene di ogni: infatti nel Medioevo, epoca in cui sono temporalmente collocate tutte queste leggende, il felino era considerato un simbolo di sfortuna (soprattutto se di color nero) e la reincarnazione di uno spirito maligno. Esistono diverse testimonianze sul fatto che questo animale venne anche perseguitato e torturato in nome di questa credenza, come nel caso della persecuzione da parte della Chiesa Cristiana avvenuta nel XV secolo per mano di Papa Innocenzo VIII che con la sua bolla papale “Summis desiderantes affectibus” diede il via ad una vera e propria caccia alle streghe (persone che venivano accusate di praticare stregoneria) ed a chi invece dava anche solo da mangiare ad animali come i gatti perché considerati complici delle streghe.

L'escursione

Uno di quei luoghi in cui è facile trovarmi nei weekend estivi e dove abitualmente porto amici e parenti visti fattori come la breve distanza, l’ottima accessibilità e bellezza naturalistica, è sicuramente la Ferrera di Varese e le sue cascate dal sapore tropicale, in un piccolo centro abitato in provincia di Varese collocato tra Valcuvia e Valganna, distante in automobile un’ora da Milano ed un’ora e mezza circa da Bergamo.

Una volta arrivati in zona, la situazione posteggi è molto buona grazie alla presenza di due grandi parcheggi vicini al campo sportivo ed al parchetto in centro, dalla quale si raggiunge facilmente a piedi l’inizio del sentiero attraversando l’abitato e districandosi tra i suoi vicoli, arrivando alla doppia staccionata con cartello informativo indicante l’ingresso. L’intero complesso è un monumento naturale e porta il nome di cascate della Ferrera di Varese, composto da 3 differenti salti d’acqua alimentati dal torrente Margorabbia, in ordine di visita troverete:

  • La cascata di Ferrera, la prima che s’incontra lungo il sentiero e ben accessibile visto il percorso asfaltato, con una conformazione molto pratica per chi vuol rinfrescarsi pucciando i piedi grazie ad una prima parte poco profonda ed adatta ai più piccoli. Presenta un salto alto tre metri circa ed al suo interno nuotano diversi pesci, basta aguzzare gli occhi e si vedranno facilmente!
  • Guadando il torrente della prima cascata, andando sul lato opposto, è presente un percorso un po’ nascosto e difficoltoso grazie alla quale si raggiunge quello che effettivamente è il primo salto d’acqua del torrente. Si tratta di un fuoripista che presenta alcune difficoltà dovute alla presenza dell’acqua e del terreno sdrucciolevole, soprattutto durante l’arrampicata a lato della cascata di Ferrera, dopodiché si continua camminando su rocce bagnate e ricoperte di muschio che portano al punto in cui il Margorabbia ha scavato la roccia per sfociare fuori dal terreno, diventando la fonte d’acqua che alimenta tutto. Non ha un nome vero e proprio perché rientra tra le cosiddette cascate della Ferrera di Varese, ma io l’ho sempre soprannominata cascata del Margorabbia perché effettivamente è la prima del torrente omonimo. Un fuoripista adatto solo ad esperti.
  • Tornando indietro e continuando sul percorso principale, si percorre un breve tratto boschivo costeggiando il torrente fino ad arrivare all’intersezione con il cartello indicante le cascate Fermona: un canalone in discesa con terreno disconnesso e delle scalette in ferro portano fino al belvedere del salto d’acqua più alto ed imponente (sono quasi 30 metri) di tutti, nascosto tra le verticali falesie di una forra profonda il doppio e con una vasca sottostante molto più ampia e profonda delle precedenti, che varia dai due ai tre metri nel punto in cui s’infrange l’acqua in base al periodo ed alla portata d’acqua.

Si tratta di cascate molto frequentate in zona, ognuna con un volto differente ed una propria personalità, e senza dubbio la mia preferita rimane la cascata nascosta per via del suo fascino unico, infatti soffermandosi sulla spiaggetta e guardandosi intorno sembra di essere in mezzo alla giungla, un luogo dal sapore tropicale e asiatico, ma senza tutti quegli animali mortali.

Al contrario, la cascata Fermona purtroppo nasconde diverse insidie che l’occhio di una persona non preparata non riconosce, la portata dell’acqua che può innalzare velocemente il livello della vasca, la vegetazione che cresce senza un vero controllo e che insidiandosi all’interno delle rocce può causarne rottura e distaccamento, l’inciviltà di chi abbandona rifiuti molto pericolosi soprattutto per chi cammina scalzo come vetri e tappi di bottiglie, l’esser collocata all’interno di una forra molto infossata e che rende difficile un soccorso con recupero aereo. Per questi (ed altri motivi) il Comune nel 2019 approvò una delibera per la manutenzione e messa in sicurezza del sentiero d’accesso a questa cascata, nel 2020 ha emesso l’ordinanza sindacale n°11 che prevede il divieto d’accesso alla cascate ed alla zona limitrofa e prorogata nel 2021 con una nuova ordinanza sindacale n° 8, nuovamente rinnovata nel 2024 in seguito a due incidenti (qui e qui) che hanno viste coinvolte persone non correttamente attrezzate.

Il giro in sé è breve e non implica grandi sforzi, dunque c’è la possibilità di spostarsi per visitare altri punti d’interesse in zona come per esempio il borgo dipinto di Arcumeggia perdendosi col naso all’insù, la selvaggia cascata del Pésegh a Brinzio nascosta nella zona dell’abbandonata tessitura Ranchet oppure l’Orrido di Cunardo e la sua esplorazione sotterranea lungo il ramo fossile.
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