Cascata del Pésegh (o Pésech)

Punto GPS del parcheggio
Informazioni utili
  • QUANDO ANDARCI: Primavera ed estate
  • RAGGIUNGIBILE CON: Automobile
  • CONSIGLIATO PER: Tutti, famiglie comprese
  • DURATA DEL PERCORSO: Circa 1 ora (A/R) più il tempo della sosta o del pranzo al sacco
  • LUNGHEZZA E DISLIVELLO: Fino a 2 km (A/R), dislivello negativo fino a 50 metri (totale 100 metri)
  • ABBIGLIAMENTO CONSIGLIATO: Comodo e sportivo, consigliati gli scarponcini
  • COSA AVERE NELLO ZAINO: Pranzo al sacco, acqua, costume ed un telo
  • SITO INTERNET UFFICIALE: Pro Loco di Brinzio
La storia

Tornando indietro alla fine del 1800, nell’abitato di Brinzio venne inaugurata la tessitura Ranchet con il suo importante edificio produttivo che lasciò un segno indelebile nella storia economica di questo versante di valle, seguito da tante altre aziende che compresero appieno le potenzialità d’essere in questa area geografica, come le miniere della Valvassera in Valganna (VA) o la tessitura Adreani a Cunardo (VA). Tutte avevano in comune lo stesso elemento: l’acqua. Grazie all’abbondanza di corsi d’acqua, torrenti e cascate che venivano sfruttati come elementi naturali per generare energia da utilizzare poi in azienda per lavoro e produzione, in maniera davvero sostenibile.

I Ranchet, famiglia di industriali milanesi da anni nel campo tessile, proprio qui decisero di costruire un opificio strettamente correlato al torrente ed alla cascata: le sue acque venivano infatti sfruttate per far muovere una turbina che generava energia (inizialmente di tipo meccanico e poi elettrico) in modo da alimentare e far funzionare i diversi filatoi. Ranchet Leopoldo, proprietario ed industriale, con la sua filanda ha dato lavoro a più di 100 persone (in maggioranza donne) e per quel periodo storico si trattava di numeri molto importanti, rimanendo attiva e funzionante nel periodo storico che va dalla Seconda Rivoluzione Industriale fino alla prima guerra mondiale.

Ad oggi di quella storica filanda rimangono solo i ruderi delle strutture, abbandonati e pericolanti, nascosti dalla fitta vegetazione che li sta inglobando e si sta riconquistando i suoi spazi: grande esempio di archeologia industriale del ‘900, oggi punto d’interesse per le esplorazioni urbex.

Fonti utilizzate per scrivere l’articolo: AnsaMuseo di BrinzioPro Loco Brinzio

L'escursione

La caccia alle tantissime cascate del varesotto continua ancora e prima di tutto bisogna Brinzio, un piccolo paesino posizionato all’interno del territorio di competenza del Parco Naturale Regionale di Campo dei Fiori, distante in automobile un’ora da Milano ed un’ora e mezza circa da Bergamo. 

Una volta in zona, si nota la scarsità di parcheggi ed i più vicini all’ingresso del sentiero boschivo sono quelli posizionati lungo strada (vi lascio il punto GPS esatto nella mappa ad inizio articolo): lasciata l’automobile, si prosegue a piedi costeggiando lungo la provinciale stando attenti alle vetture che passano e fino a raggiungere il cartello indicante l’inizio del sentiero che porterà alla cascata del Pésegh o Pésech (in dialetto cascata dur Pèssegh). 

La prima cosa che si nota lungo il tragitto è la presenza di alcune strutture abbandonate e ricoperte dalla fitta vegetazione, facenti parte di quella che fino ai primi anni del ‘900 era conosciuta come la tessitura Ranchet, un opificio all’epoca molto importante in cui lavorarono tanti abitanti della zona e che sfruttava principalmente il torrente e la cascata come forze motrici naturali per generare energia e far funzionare i tanti filatoi. Alcune aree delle diverse strutture sono visitabili ma pericolanti, quindi se volete cimentarvi in un’esplorazione approfondita fate molta attenzione perché esistono pericoli reali legati al crollo oppure al cadere in qualche fosso, per non parlare della presenza di selvatici perché ogni pertugio può essere una tana perfetta per loro.

Raggiunto il letto del fiume, bisogna costeggiarlo (necessaria la calzatura giusta) oppure se è estate ed avete le scarpe da fiume potete pensare di risalirlo dall’interno vista la bassissima profondità, facendo attenzione ai detriti che le tempeste abbattutesi nel 2020 e 2021 hanno riversato sul percorso. Superata anche l’ultima salita che nasconde molto bene la cascata, ci si troverà davanti al monumento naturale cascata del Pésegh in tutta la sua magnificenza, riconosciuto come tale dall’Ente Regionale per via del grande interesse naturalistico, storico ed economico, alimentato dal torrente Valle dei Molini.

Un luogo unico e pazzesco chiuso all’interno di un’area ben delimitata dalle alte e verticali pareti di roccia, che ci teletrasporta quasi su un altro pianeta, con questo imponente salto d’acqua di quasi 25 metri che resta sempre l’attore principale e s’infrange vigoroso nel suo specchio. ATTENZIONE: l’accesso all’area sita in prossimità della cascata è stato interdetto perché alla sommità del punto di caduta dell’acqua della cascata vi è un insieme di trochi di alberi che potrebbero cadere nelle immediate vicinanze della cascata stessa e causare danni a persone e/o cose.

Dato il breve e facile percorso, c’è la possibilità di spostarsi per visitare altri punti d’interesse in zona dopo esser tornati all’automobile, come per esempio il borgo dipinto di Arcumeggia perdendosi col naso all’insù, le accessibili cascate tropicali della Ferrera di Varese in cui fare il bagno oppure l’Orrido di Cunardo e la sua esplorazione sotterranea lungo il ramo fossile.
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