Il Murunèe

Punto GPS del parcheggio
Informazioni utili
La storia

Importato in Europa nel XII° secolo da Marco Polo ed originario di alcuni paesi asiatici, come Cina e Corea, il suo antico nome era albero della seta poiché si pensasse che fosse lui a produrla direttamente, quando invece i bachi che si nutrivano delle sue foglie erano i veri artefici della creazione di questa preziosa materia prima, una pianta che ha reso celebre la via della seta orientale.

Secondo la mitologia greca e come racconta Ovidio nella sua opera “Metamorfosi“, la colorazione delle bacche del gelso è legata al dramma d’amore di Tisbe e Piramo, due giovani follemente innamorati ma con due famiglie contrarie alla loro relazione e che li rinchiusero nelle cantine delle loro abitazioni. Essendo lo stesso muro a dividere le loro case, trovarono una piccola fessura attraverso la quale poterono parlare e pianificare la loro fuga: Tisbe raggirò la sua tutrice mentre Piramo trovò un accordo con il suo sorvegliante, riuscendo quindi a scappare insieme e trovando rifugio tra le campagne della cittadina e passando una folle notte d’amore sotto un albero di gelso bianco. La mattina seguente Tisbe si svegliò alle prime luci dell’alba per andare a bere nei pressi di un ruscello vicino, dove incontrò una leonessa che la spaventò facendola scappare e perdere il suo velo, agguantato poi dal felino e sporcato di sangue. Poco dopo Piramo la raggiunse per via delle urla udite, e vedendo la leonessa con in bocca il velo pensò fosse stata sbranata, non sopportò tale dolore decidendo di togliersi la vita pugnalandosi. Tisbe vide il corpo senza vita del suo amato ed ai piedi dell’albero di gelso disse “Per sempre i tuoi frutti si tingeranno di rosso scuro, nel ricordo di noi due innamorati, che ti bagnammo con il nostro sangue“, estraendo poi il pugnale e colpendosi a sua volta facendola finita.

La visita

Questa è la storia di un albero, uno dei più importanti in Lombardia e in Italia, che nonostante la sua giovane età (rispetto ai fratelli più vecchiotti) ha già saputo conquistarsi il titolo di “albero monumentale d’Italia” per via del suo valore paesaggistico e storico. Ma prima vorrei dirvi una cosa a cuore aperto e che vale per tutte le volte che ammirerete un albero secolare: rispettate l’ambiente in cui vive e l’albero stesso, ammiratelo senza procurargli alcun danno poiché possa fiorire per molti anni a venire, non arrampicatevi su di esso perché ciò che per voi sembra una banalità può far soffrire questa pianta e danneggiarla, mantenete pulita la zona perché queste piante sono speciali sia per voi che per le generazioni future. Qui niente abbracci mi raccomando!

Detto ciò, bisogna innanzitutto raggiungere Ponte in Valtellina, un piccolo comune della provincia di Sondrio e collocato nel cuore della Valtellina stessa, distante in automobile due ore abbondanti da Milano e due ore e mezza da Bergamo. Una volta arrivati nei pressi del borgo e raggiunto il parcheggio, ad inizio articolo trovate il punto GPS esatto per raggiungerlo, ci si ritroverà esattamente di fronte al protagonista di questo video, collocato alla sinistra della Chiesa: sto parlando dello storico gelso bianco che gli abitanti chiamano il Murunèe.

Si tratta di una pianta secolare gigantesca e dalla forma molto particolare (mi ricorda tanto il platano picchiatore) e non standard per la specie degli alberi di gelso, ed il motivo è di natura antropica: in passato questo arbusto aveva una funzione economica legata alla bachicoltura e quindi l’uomo intervenne affinché potesse essere il più produttivo possibile. Infatti storicamente in tutta l’Europa meridionale (specialmente nelle regioni più calde) questa specie arborea era molto diffusa ed utilizzata per l’allevamento dei bachi da seta che, nutrendosi delle foglie di gelso, veniva continuamente incisa per aumentare la crescita di rami e di conseguenza di foglie. In questo caso, si tratta di un’esemplare alto circa 10 metri e che gode di buona salute nonostante i quasi 600 anni di vita, documentabili grazie ad alcuni manoscritti storici che già nel 1500 lo definivano centenario.

Il suo soprannome, il Murunèe, con molta probabilità è un adattamento dialettale del suo nome scientifico latino che è Morus Alba (moro bianco, gelso bianco) derivante dal frutto bianco che produce, con una fioritura molto tardiva tra aprile-maggio ma una maturazione del frutto tra i primi arbusti nel periodo di giugno. Veniva considerato quindi un albero “sapiente” per la sua saggezza produttiva, perché riusciva ad evitare i danni delle gelate primaverili in modo da poter essere sempre produttivo.

L’accesso alla zona in cui è collocato questo albero secolare è gratuito e non presenta difficoltà, la stagione migliore per ammirarlo è sicuramente la tarda primavera (fine aprile) in cui è possibile trovarlo in fiore e vestito di bianco. Essendo considerato un punto d’interesse di passaggio, potete continuare il vostro giro in Valtellina andando a visitare altri luoghi vicini come le Piramidi di Postalesio con il suo fenomeno erosivo roccioso, la bellissima ed immersiva Val di Mello oppure le opere d’arte a cielo aperto situate nel giardino roccioso di Nicola Di Cesare.

Volete invece scoprire altri alberi secolari lombardi? Allora partite all’avventura per ammirare il larice millenario, il magico ciliegio ed il castagno centenario!

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