Il sentiero dei Briganti
- QUANDO ANDARCI: Tutto l’anno, prestare attenzione durante i giorni della stagione venatoria
- RAGGIUNGIBILE CON: Automobile
- CONSIGLIATO PER: Escursionisti ed escursionisti esperti
- DURATA DEL PERCORSO: Circa 3 ore (A/R) più il tempo della sosta o del pranzo al sacco
- LUNGHEZZA E DISLIVELLO: Fino a 9 km, dislivello positivo fino a 380 metri
- ABBIGLIAMENTO CONSIGLIATO: Sportivo e tecnico, scarponcini obbligatori
- COSA AVERE NELLO ZAINO: Acqua, pranzo al sacco, bacchette per camminare
- SITI INTERNET DI RIFERIMENTO:
Il Rio Montagnola scorre lungo una valle con boschi ricchi di alberi di rovere, castagni e faggi, attraversando una piccola radura nelle vicinanze dell’abitato di Fego in cui sono visibili diversi grossi massi di granito, un paio dei quali sono appoggiati l’uno sull’altro tanto da creare una grotta in cui potevano nascondersi almeno 6 persone. Proprio per questo motivo, anni or sono, divenne il rifugio segreto di un gruppo di briganti che assaliva viandanti e carovane che passavano in queste zone, ed in cui facevano ritorno con il loro bottino sicuri del fatto che in queste remote zone nessuno sarebbe venuto a cercarli. Diverse leggende sono legate a questi monumenti, come quella dell’ultimo brigante di questa stirpe oramai estinta, evoluto per adattarsi all’ambiente in cui viveva diventando in parte uomo ed in parte animale: c’è chi dice d’averlo visto nelle notti di luna piena correre costeggiando il torrente, un essere metà uomo e metà cavallo.
D’altronde quando si esplora questa grande radura si percepisce una certa sacralità, un luogo che ricorda i ripari tipici del periodo preistorico ed in cui i drudi erano soliti compiere i loro sacrifici divini, un punto di riferimento che poteva essere visto dalle cime delle valli adiacenti per chilometri vista la sua posizione e nel caso in cui si fosse acceso un fuoco.
Fonti utilizzate per scrivere l’articolo: Progetto: camminare e scoprire l’ambiente intorno a noi dell’Istituto Comprensivo P. Ferrari di Varzi (PV)




Un percorso escursionistico impegnativo, che attraversa un bosco ricco di punti d’interesse e collocato tra gli alti monti della bassa Valle Staffora: qui i briganti lombardi trovavano rifugio dopo le loro scorribande, una zona ancor oggi molto selvaggia ed in cui è facile imbattersi in animali allo stato brado come cinghiali, tassi e donnole. Sia vivi che morti.
Prima di tutto bisogna raggiungere Santa Margherita di Staffora e spostarsi poi nella piccola frazione di Fego, collocata nell’Oltrepò Pavese e lungo il torrente Staffora che attraversa questa parte di vallata, distante in automobile due ore da Milano e due ore e mezza da Bergamo.
Una volta arrivati è disponibile un ampio parcheggio segnalato da diversi cartelli P di colore blu, ad inizio articolo potete trovare il punto GPS esatto per raggiungerlo, e dalla quale è possibile raggiungere in pochi minuti il punto di partenza del Sentiero dei Briganti, un itinerario per escursionisti che collega gli abitati di Fego e Brallo di Pregola, quindi la zona del Passo del Brallo.
Si tratta di un percorso perfettamente segnalato dai tanti cartelli direzionali e dai segni bianco-rossi apposti sugli alberi, ricco di punti d’interesse con delle storie uniche e correlate anche al Rio Montagnola che scorre su questa parte di vallata:
- Dopo aver intrapreso il sentiero 118 ed aver guadato un paio di volte il torrente, elemento costante durante più della metà del tracciato, si raggiunge una piccola radura dove sono disposti enormi massi di granito dalle diverse forme, alcuni dei quali appoggiati l’uno sull’altro ed arrivando a formare tanti piccoli anfratti che portano il nome di grotte dei Briganti. Il loro soprannome deriva dal fatto che anni fa alcune compagini di briganti trovò in queste zone un rifugio sicuro, vista la natura e morfologia del luogo, e che tra i massi di questa radura si nascondeva prima di assalire e derubare gli ignari passanti.
- Proseguendo lungo il sentiero e continuando ad attraversare il Rio in almeno altri 2 punti, si arriva nei pressi di un punto d’intersezione fondamentale perché qui in zona è collocato il secondo punto d’interesse che è il mulino dei Cognassi: una struttura ad uso lavorativo composta da un grande cascinale costruito in pietra e legno ed una classica ruota in ferro alta quasi 10 metri ed alimentata dalle acque del Fosso del Freddo, che confluiscono poi nel Rio Montagnola. Purtroppo durante l’escursione (la prima) in cui ho effettuato le riprese per il video, non ho trovato questa struttura nonostante abbia cercato per più di mezz’ora nell’area segnalata dal punto GPS e non ho attualmente idea del motivo, l’unica cosa che ho potuto verificare sono stati alcuni piccoli smottamenti e frane avvenute a causa delle eccessive piogge di quest’ultimo anno (2024) con una fitta boscaglia che rendeva ancor più difficile la ricerca.
- Intrapresa la risalita del versante della montagna, abbastanza impervia per via del repentino dislivello positivo superiore ai 200 metri, si passa attraverso una zona boschiva ben delineata e disseminata di alberi di castagno centenari che porta il nome di bosco dei Giganti. Sono tanti gli arbusti qui presenti che hanno raggiunto grandi dimensioni e superato i 100 anni di vita, storicamente importanti perché il loro frutto riusciva a sfamare i più poveri per l’interno inverno, arrivando quasi alle porte della primavera. La castagna infatti è un frutto molto duttile e e facilmente conservabile, ricco di minerali importanti ed utilizzabile per differenti ricette, motivi per la quale questa pianta venne anche soprannominata l’albero del pane.
- Attraversata la zona dei castagni secolari, si costeggia una piccola area picnic e si esce fuori dal sentiero boschivo all’altezza della frazione Bralello, proseguendo poi verso Passo del Brallo e raggiungendo il centro dell’abitato di Brallo di Pregola. Il sentiero 118 termina qui, nella zona in cui nasce il torrente Avagnone e le cui acque alimentano le cascate di Sant’Ettore.
- Per tornare nuovamente all’abitato di Fego e chiudere l’anello, bisogna percorrere parzialmente il sentiero 115 facente parte dell’Anello della Montagnola e che porta verso Santa Margherita di Staffora, con l’ingresso posizionato dietro al benzinaio e rappresentato della scalinata in cemento. Si tratta di un segmento totalmente in discesa e con un fondo molto frastagliato ed un terreno sconnesso, motivo per la quale qui gli scarponcini sono fondamentali per non inciampare o slogarsi una caviglia. Superate le diverse strutture abbandonate, si arriva ad un’intersezione con cartelli direzionali in cui si ritorna nuovamente a percorrere il sentiero 118 e tornare al parcheggio.
È un sentiero escursionistico fisicamente molto impegnativo per via del notevole e repentino dislivello, adatto ad escursionisti ed escursionisti esperti, molto duttile perché punto di partenza ed arrivo sono interscambiabili decidendo difatti se voler partire da Fego o Brallo di Pregola per intraprendere questo sentiero ad anello. Nel caso in cui siate in queste zone per trascorrere un weekend fuori porta, ci sono diversi altri luoghi interessanti da poter visitare ed esplorare come le cascate di Sant’Ettore alimentate dal torrente Avagnone oppure raggiungere la cima del Monte Lesima, la più alta della provincia di Pavia, per godersi il belvedere sulla Val Trebbia e tappa facente parte della Via del Sale.