Grotte di San Ponzo
- QUANDO ANDARCI: Tutto l’anno
- RAGGIUNGIBILE CON: Automobile
- CONSIGLIATO PER: Tutti, famiglie comprese
- DURATA DEL PERCORSO: Circa 2 ore (A/R) più il tempo della sosta o del pranzo al sacco
- LUNGHEZZA E DISLIVELLO: Fino a 5.20 km (A/R) partendo dalla piazza, dislivello positivo fino a 244 metri
- ABBIGLIAMENTO CONSIGLIATO: Comodo e sportivo, consigliati gli scarponcini
- COSA AVERE NELLO ZAINO: Bacchette per camminare, pranzo al sacco, acqua, occhiali da sole e kway
- SITI INTERNET DI RIFERIMENTO:
La leggenda legata a Ponzo narra del suo miracolo avvenuto durante il breve soggiorno a Fortunago, un altro paese dell’Oltrepò Pavese, in cui creò dal nulla una fonte d’acqua potabile per far abbeverare animali e contadini, in un periodo storico in cui le scarse precipitazioni portarono a carenti raccolti e grandi ristrettezze. Una volta ripartito per il suo pellegrinaggio, decise di fermarsi definitivamente in una piccola località che anticamente veniva chiamata Le Cascine e della quale s’innamorò: dopo essersi stabilito ed esser diventato servitore di fede dei proprietari terrieri locali, questa località cambio nome in San Ponzo con tanto di aggiunta finale del valore Semola ereditandolo proprio dal nome del torrente Semola che scorreva vicino al piccolo borgo.
Era un periodo in cui il numero dei seguaci di fede cristiana aumentava sempre più, con i cultori del paganesimo che vedevano in loro un pericolo così concreto da iniziare delle vere e proprie campagne di persecuzione nei confronti di chi diffondeva il verbo cristiano cercando di bloccarne l’espansione, come accadde nei confronti di San Ponzo. Da quanto narrano alcuni scritti storici, Ponzo venne minacciato e sottoposto a torture incessanti riuscendo a rimanere fermo nel suo credo fino a quando il suo martirio si consumò con la decapitazione. La sua morte non venne dimenticata da chi gli stava accanto e da chi credeva in lui, diventando un simbolo per la religione cristiana ed arrivando alla santificazione.




Secondo voi, quando secoli or sono ritrovavano tutti questi cadaveri all’interno delle grotte, perché venivano sempre ricordati come eremiti con annesse capacità miracolose? Non può essere che la loro dipartita era dovuta ad altri motivi storici o fattori ambientali? Il dubbio mi perplime, quindi non mi resta che raggiungere uno di questi luoghi legati a doppio filo con un personaggio poi santificato: la mia curiosità mi ha portato a San Ponzo Semola, una piccola frazione del comune di Ponte Nizza, collocato nelle terre dell’Oltrepò Pavese e sul confine tra Lombardia e Piemonte, distante in automobile un’ora e mezza da Milano e due ore scarse da Bergamo.
Una volta arrivati in paese e lasciato l’automobile nell’unico grande parcheggio disponibile, quello nei pressi della piazza della chiesa, bisogna proseguire a piedi in direzione sud ed uscire percorrendo le vie del borgo fino a raggiungere l’indicazione per Cascina Rossago. Dopo altri 300 metri percorsi (circa) lungo la strada asfaltata, si arriva finalmente di fronte al cartello che indica l’inizio del sentiero da seguire e che ha come destinazione le grotte di San Ponzo e la sua area picnic.
Dopo circa 2 km percorsi lungo una mulattiera consortile ben battuta e con una pendenza costante, alla portata di tutti, si arriva davanti alla grande area picnic, ben organizzata grazie alla presenza di due griglie, più di una decina di tavoli e diversi cestini per la pattumiera. Sulla destra, a fianco del pannello informativo, è segnalata la deviazione che porta alla due grotte legate alle leggende di questo posto:
- La prima delle cavità è quella in cui San Ponzo passava le sue giornate da eremita ed al cui è stata edificata la famosa cappella in pietra contenente un altarino e diversi oggetti religiosi. Di origine naturale e scavata nella roccia arenaria, la grotta si sviluppa in maniera lineare, molto ampia sia in altezza che profondità, tanto da poterci edificare una cappella dalle linee semplici e con un tetto in tegole che rasenta il soffitto stesso; questo è forse il punto d’interesse più caratteristico e quello più venerato dai pellegrini.
Proseguendo lungo il sentiero si raggiunge la seconda cavità, meno bella da vedere ma decisamente più importante a livello storio perché è qui che San Ponzo si ritirava per riposare ed in cui venne ritrovato il suo corpo senza vita, soprannominata quindi il Giaciglio del Santo. Per entrare al suo interno bisogna arrampicarsi sulla roccia utilizzando le corde già presenti ed afferrare successivamente i gradini metallici, ma attenzione perché se non avete dimestichezza o le giuste capacità fisiche è meglio che evitiate l’arrampicata per salvaguardarvi da una probabile caduta (ricordatevi che sotto di voi è tutta roccia). Questa grotta è molto più bassa e profonda della precedente, con una superficie rocciosa liscia quasi sempre coperta da uno sottile strato di terra.
Ponzo è un cittadino romano nato in una nobile e benestante famiglia pagana, che dopo essere cresciuto in una società dove il cristianesimo di stava diffondendo sempre più, decise di convertirsi per diffondere il credo cristiano nella società romana. Il nome con la quale è conosciuto questo personaggio, Ponzo, non è esattamente il suo vero nome ma sembra derivare dalla persona che lo ha battezzato e che infatti portava il nome di Papa Ponziano; è proprio da questo episodio che nascono le due correnti di pensiero sul perché raggiunse la Valle Staffora e si fermò qui:
- Una versione della storia lo vede protagonista di un pellegrinaggio volto alla diffusione della fede cristiana al di fuori dalle mura di Roma, arrivando ad emigrare in tantissime zone remote e lontane dalla capitale, come per esempio la Valle Staffora.
L’altra versione racconta di un ex soldato della Legione Tebea, una sezione facente parte dell’esercito del Sacro Romano Impero ed il cui nome deriva dal luogo di reclutamento che era l’antica Tebe d’Egitto, che trovò rifugio in questi territori nel III secolo d.C. per scappare dalle persecuzioni militari dovute al disertamento.
Vicino alle grotte sono presenti molti luoghi interessanti da visitare, quindi nel caso stiate pensando d’organizzare un weekend in Valle Staffora potete organizzarvi per una serata all’osservatorio astronomico Cà del Monte, scoprire i segreti dell’Eremo di Sant’Alberto di Butrio, passeggiare sui Calanchi di Nivione ripercorrendo le tracce di Primula Rossa e raggiungendo la capanna del Partigiano.