Eremo di Sant’Alberto di Butrio

Punto GPS del parcheggio
Informazioni utili
  • QUANDO ANDARCI: Tutto l’anno
  • RAGGIUNGIBILE CON: Automobile
  • CONSIGLIATO PER: Tutti, in parte accessibile a persone con disabilità motorie
  • DURATA DEL PERCORSO: Circa 1 ora per visitare la struttura e la grotta
  • LUNGHEZZA E DISLIVELLO: L’ingresso dista 50 metri dal parcheggio
  • ABBIGLIAMENTO CONSIGLIATO: Qualsiasi, ma evitate abiti succinti/corti
  • COSA AVERE NELLO ZAINO: Nulla di particolare
  • SITO INTERNET UFFICIALE: Eremo di Sant’Alberto di Butrio
  • PAGINE SOCIAL UFFICIALI: Facebook
  • SITI INTERNET DI RIFERIMENTO:
La storia

Una leggenda (o verità) legata a questo luogo narra di un assassinio scampato alla corte inglese e di un pellegrino che decise di passare il resto della sua vita in questo eremo. Sto parlando di Edoardo II Plantageneto d’Inghilterra, detto il Predecessore, e dell’interessante storia legata alla sua morte che risulta avere ancora troppi elementi che non tornano: a causa di una crisi politica inglese e della moglie e Regina Isabella di Francia, venne catturato dai ribelli ed ucciso nel castello di Berkeley nel settembre del 1327. Apparentemente sembra andata così, ma è proprio da qui che inizia la teoria che lo vede protagonista di una fuga ben riuscita grazie al supporto dei suoi sostenitori più devoti ed al suo anonimo pellegrinaggio verso sud, verso l’Italia.

Alcuni documenti, stranamente arrivati integri fino ai giorni nostri visto il loro contenuto, riportano informazioni utili a tracciare la seconda vita da eremita di Edoardo II, ed uno dei più importanti è sicuramente la lettera di Manuele Fieschi indirizzata al figlio del re caduto Edoardo III. Nella lettera veniva comunicato per la prima volta che il padre era vivo e che era riuscito a fuggire inizialmente in Irlanda, spostandosi ad acque calme in Francia ad Avignone, raggiungendo poi Bramante e Colonia ed infine ritirandosi in solitudine in un monastero nella Valle Staffora in Italia, fornendo così la prima prova scritta sul fatto che il re fosse scampato all’assassinio e rifugiato nell’Oltrepò Pavese. Un altro indizio interessante risiede nella lettera che il vescovo di York scrisse nel gennaio del 1330 ed indirizzata all’allora sindaco di Londra, in cui comunicava che Edoardo II era vivo e che il suo spostamento all’estero fu necessario per salvarlo da morte certa. Ma come dice Agatha Christie “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”, quindi la ricerca continua.

Fonte utilizzate per scrivere l’articolo: The Auramala Project Wikipedia

La visita

Sono davvero molti gli eremi presenti sul territorio lombardo, luoghi unici nel loro genere e posizionati in luoghi remoti, sempre legati a doppio filo con avvenimenti molto particolari tanto da procedere infatti alla loro edificazione in quel posto specifico. Come nel caso dell’eremo di Sant’Alberto di Butrio, una struttura localizzata in una delle frazioni del comune pavese di Ponte Nizza, distante in automobile un’ora e mezza da Milano e due ore scarse da Bergamo.

Una volta in zona, bisogna andare verso la frazione Panzini dalla quale partono due differenti strade per raggiungere l’eremo: il mio consiglio è d’intraprendere la deviazione proveniente da Pizzocorno e non quella che passa dal cimitero visto che quest’ultima presenta un asfalto non eccelso, trovandosi in entrambi i casi nel parcheggio dove poter lasciare l’automobile. Da qui si procede a piedi verso l’ingresso dell’eremo e del suo giardino.

L’eremo è una struttura religiosa con quasi 1000 anni sulle spalle e la sua costruzione fu un segno di ringraziamento da parte del marchese Casalasco (appartenente alla famiglia nobiliare dei Malaspina) nei confronti dall’eremita Alberto di Butrio, in seguito ad una guarigione miracolosa avvenuta per sua mano nei confronti di uno dei figli del nobile. Difatti la prima zona alla quale si accede è la piccola chiesa di Sant’Antonio con le sue arcate affrescate in ogni punto, che raccontano storie di cavalieri, principesse ed atti di fede, oltre ai i pilastri portanti che su ogni lato hanno raffigurato un santo diverso; ai più attenti sicuramente non sfuggono le diverse incisioni presenti su alcuni affreschi, che riescono a confondersi bene tra le varie scene, rappresentanti figure archetipiche importanti legare alle diverse credenze mondiali.

La stanza successiva, stretta e lunga, accoglie la particolare e completa tomba di Sant’Alberto di Butrio, composta dalla teca in vetro dentro la quale è posizionata la statua in cera mentre sopra di essa è appeso un quadro raffigurante il santo stesso; sotto, nella struttura in pietra, sono contenuti i resti mortali del santo che vennero riesumati nel 1900 durante una delle tante ristrutturazioni ed ampliamenti. Un piccolo altarino è collocato in fondo alla stanza, mentre sulla destra è posizionata la porta d’accesso al chiostro ed alla camera e tomba di frate Ave Maria.

Oltrepassata la porta si accede al chiostro, dove al piano superiore è collocata la camera di frate Ave Maria, all’anagrafe Cesare Pisano, dove viveva e sono presenti ancora i suoi libri, la sua tunica, la sua barba. Continuando lungo la passerella in legno, che affaccia sul cortile interno dell’eremo, si nota la presenza di un presepe fisso, molto grande e pieno di dettagli, con la possibilità d’essere acceso per vederlo in funzionamento. Scendendo dalle scale, subito sulla sinistra, è presente quella che viene descritta (tra leggende e verità) come la prima tomba di Edoardo II Plantageneto d’Inghilterra, un re inglese scacciato dal trono e che sopravvisse ad un tentativo di assassinio, protagonista di una fuga verso il sud Europa che lo portò fino nelle terre dell’Oltrepò Pavese per trovare rifugio qui, come fecero anche l’imperatore Federico Barbarossa e lo scrittore Dante Alighieri.

Dall’unico corridoio del chiostro dell’eremo si accede al piccolo e curato giardinetto in cui è posizionato il pozzo legato al miracolo di frate Ave Maria, oltre che ad un prato con due panchine e recintato da una ringhiera con balconata che affaccia sui colli dell’Oltrepò. Rientrando ed arrivando in fondo al corridoio, dopo pochi scalini in discesa, si accede alla tomba di frate Ave Maria, ricca di dettagli e con un colore bianco alla base di tutto ciò che la circonda.

Tutta la struttura nel corso del tempo ha subito espansioni e restauri, tra momenti di splendore e decadenza, ma sempre mantenendo la sua identità di luogo isolato in cui potersi ritirare e pregare, in cima ad uno dei colli della Valle Staffora e nel completo silenzio del bosco circostante. In questo 2023 ricorre il 950° anniversario dalla nascita del santo, quindi un’ottima occasione per visitare questo luogo in festa ed alla quale è facile agganciare anche altri posti da visitare, come possono essere le grotte di San Ponzo, l’osservatorio astronomico Cà del Monte, i Calanchi di Nivione e la capanna del Partigiano.

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