Santuario della Beata Vergine delle Grazie
- QUANDO ANDARCI: Aperto tutto l’anno, verificare gli orari e le date di chiusura sui canali ufficiali
- RAGGIUNGIBILE CON: Automobile o pullman in caso di gite organizzate
- CONSIGLIATO PER: Tutti, accessibile a persone con disabilità motorie
- DURATA DEL PERCORSO: Circa 30 minuti per visitare santuario e chiostro
- LUNGHEZZA E DISLIVELLO: Fino a 500 metri, sempre pianeggiante
- ABBIGLIAMENTO CONSIGLIATO: Casual o sportivo, ma evitate abiti succinti/corti
- COSA AVERE NELLO ZAINO: Nulla di particolare
- SITO INTERNET UFFICIALE: Santuario della Beata Vergine delle Grazie
- SITI INTERNET DI RIFERIMENTO:
Questo santuario fu oggetto di una bizzarra vicenda avvenuta durante uno degli episodi bellici della prima guerra d’Indipendenza italiana avvenuta nel 1848 nei confronti dell’Impero Austriaco, durante la battaglia di Curtatone e Montanara avvenuta il 29 maggio 1848. In quel periodo furono molti gli scontri avvenuti nel territorio italico del nord-est, che ha visto due eserciti italiani, il napoletano del Regno delle Due Sicilie ed il toscano del Granducato di Toscana, confrontarsi aspramente contro l’esercito austriaco guidato dal generale Josef Radetzky, soprattutto nelle zone del lago di Garda e del mantovano, perdendo amaramente la battaglia. La sconfitta fu grave e pesante, ma non del tutto inutile perché la resistenza permise all’esercito piemontese di re Carlo Alberto di Savoia di riorganizzarsi e battere il nemico austriaco il giorno dopo, 30 maggio 1848, nella fondamentale battaglia di Goito.
Le truppe del Granducato di Toscana si accamparono nella frazione mantovana di Grazie nei giorni precedenti allo scontro del 29 maggio 1848, poi gravemente perso contro l’esercito austriaco ed alla quale dovettero cedere il territorio in cui trovarono riparo per la notte. Curtatone e Montanara vennero quindi conquistate per 48 circa dal nemico, che a sua volta venne sconfitto nell’importante battaglia di Goito contro le truppe del Regno di Sardegna, perdendo la posizione appena conquistata. Molti furono i feriti austriaci rimasti sul campo, e qui la bizzarra vicenda: gli abitanti della zona, impauriti dall’arrivo di re Carlo Alberto in visita presso il Santuario della Beata Vergine delle Grazie per ammirare da vicino i famosi manichini di cartapesta, decisero di serrare i portoni della struttura clericale e nascondere al suo interno più di 100 feriti dell’esercito austriaco per evitare problematiche data la loro tendenza verso la causa imperiale austriaca.




Questo articolo segna l’inizio di una nuova stagione: alle spalle 6 anni di esplorazioni, visite, passeggiate, storie, trekking ed eventi raccontati attraverso 96 destinazioni uniche nel loro genere, mentre questa 7° stagione diventerà la più ricca di sempre con 36 nuovi luoghi insoliti e curiosi. Siete pronti? Io si!
Inizio quindi con un gioiellino artistico e culturale lombardo collocato a Curtatone, per l’esattezza nella piccola frazione di Grazie di questo comune mantovano affacciato sulle zone palustri del fiume Mincio, distante in automobile un’ora e mezza da Bergamo e due ore da Milano. Una volta a destinazione e lasciata l’automobile nel grande parcheggio disponibile all’incrocio tra Via della Francesca e Via Cantarana, come sempre troverete ad inizio articolo il punto GPS esatto, si prosegue a piedi per visitare un edificio di culto ricco di dettagli unici che porta il nome di Santuario della Beata Vergine delle Grazie.
Dopo aver percorso un breve tratto a piedi, sempre pianeggiante ed adatto anche a persone con disabilità motorie (compresa la visita interna del santuario) si raggiunge l’ampio sagrato della chiesa, la cui origine risale al XII° secolo circa e facente parte di quella che all’epoca veniva chiamata località Prato Lamberto. La storia infatti parla di un’edicola votiva edificata su un’altura delle paludi lacustri del Mincio, tra canneti e flora tipiche di questo ecosistema fluviale, trasformata verso i XIV° secolo in un tempio più ospitale dalla famiglia Gonzaga per via della grazia ricevuta dalla Madonna durante l’epidemia di peste nera che colpì buona parte dell’Europa e descritta nel Decameron da Giovanni Boccaccio. L’espansione continuò nei secoli a venire, con l’edificazione di un conventino ed un oratorio, di una nuova ala e del portico a 52 arcate, fino al declino di inizio 1800 in cui l’invasione napoleonica fece razzia dei tesori appartenenti alla basilica.
È una struttura in stile gotico lombardo, con una facciata esterna riconoscibile dall’ampio e lungo porticato, che internamente presenta un’unica navata con un soffitto con volta a crociera ricco di affreschi floreali e tanti altri dettagli che rendono unica questa chiesa, un vero gioiello artistico:
- Il primo e più visibile di tutti è il coccodrillo, un vero animale imbalsamato probabilmente tra il XV° ed il XVI° secolo ed appeso alla navata centrale nei pressi dell’ingresso. Esattamente questa famiglia di animali ha da sempre simboleggiato il diavolo per la chiesa, ed è per questo motivo che può capitare (ad oggi sempre più raramente) di trovarlo incatenato all’interno di una struttura ecclesiastica perché all’epoca significava rendere innocuo il male.
- Continuando la visita interna non ci si può non accorgere dei manichini di cartapesta, soggetti a grandezza naturale costruiti con l’omonima tecnica ed addobbati con vestiti fatti da pezzi di cotone (probabilmente di scarto) messi insieme, posizionati all’interno di piccole nicchie e tutti con un significato molto aulico legato alle metope. Tutti furono oggetto di restauro profondo per via del Giubileo del 2000.
- All’interno della chiesa è possibile trovare le lapidi di diversi sepolti illustri e che quindi qui giacciono, persone provenienti dalla nobile famiglia Gonzaga e decedute in un periodo temporale che va dal 1450 al 1600 circa, durante quindi l’epoca dei Gonzaga di Mantova e Sabbioneta.
- L’ultimo punto d’interesse legato a questo santuario non è all’interno ma all’esterno, si tratta dell’ampio piazzale situato di fronte al sagrato ed in cui ogni 14-15 agosto si festeggia la Beata Vergine Maria con l’Incontro Nazionale dei Madonnari durante la Fiera delle Grazie. In breve, si tratta di un evento annuale dichiarato per la prima volta da Gian Francesco Gonzaga l’11 agosto 1425, in cui veniva data la possibilità di fare libero scambio e mercato di merci senza pagare dazi. I madonnari sono pittori ed artisti di strada che dipingono effigi sull’asfalto, con gessetti colorati che vengono benedetti dal vescovo la mattina del 14 agosto e che utilizzeranno per produrre immagini artistiche reali o fantastiche, sacre o profane, nello spazio a loro disposizione.
La Fiera delle Grazie è l’evento più importante di questa piccola frazione, due giorni di tradizioni con bancarelle, giostre, spettacoli vari, incontri e la visita al Museo dei Madonnari in cui sono conservate numerose copie fotografiche delle opere prodotte dagli artisti di strada più famosi e premiati, e l’argomento verrà approfondito in un articolo apposito. Un luogo quindi che trasuda storia e storie, con diversi elementi artistici interessanti e di grande valore.
Come tante altre è considerata una meta di passaggio e non classificabile come una destinazione vera e propria, quindi dà la possibilità di organizzarsi per visitare altri luoghi, spostandosi verso la zona sud-ovest per attraversare a piedi il ponte di barche sul Navarolo a Commessaggio oppure esplorare la città di Sabbioneta voluta dal duca Vespasiano 1° Gonzaga, altrimenti andare verso nord in cerca di punti d’interesse con visite più strutturate, come quelle del Complesso Monumentale di San Martino della Battaglia ed il Complesso Monumentale di Solferino, mentre se siete interessati a vedere un altro coccodrillo imbalsamato ed appeso in un’altra chiesa lombarda allora vi consiglio la visita del Santuario della Madonna delle Lacrime a Ponte Nossa.