Maccastorna

Punto GPS del parcheggio
Informazioni utili
  • QUANDO ANDARCI: Tutto l’anno, soprattutto in primavera ed estate
  • RAGGIUNGIBILE CON: Automobile
  • CONSIGLIATO PER: Tutti, anche persone con disabilità motoria
  • DURATA DEL PERCORSO: Circa 60 minuti
  • LUNGHEZZA E DISLIVELLO: Il centro è molto piccolo, sempre pianeggiante
  • ABBIGLIAMENTO CONSIGLIATO: Qualsiasi, consigliate scarpe comode
  • COSA AVERE NELLO ZAINO: Nulla di particolare
La storia

Esiste una sanguinosa storia legata alla fortezza di Maccastorna e che ha come protagonista Cabrino Fondulo, un condottiero italiano medievale che ebbe in dono questo castello nel XIV secolo da Carlo Cavalcabò, ai tempi signore di Cremona, diventandone così proprietario e signore governante del territorio annesso. Anticamente era una roccaforte conquistata e trasformata in castello a metà del 1200 dai ghibellini banditi dalla città Cremona, che negli anni successivi venne prima espugnata dalla fazione avversaria dei guelfi con il massacro di ogni suo abitante e poi cominciò il valzer di passaggi di proprietà da Gian Galeazzo Visconti a Guglielmo Bevilacqua, dalla famiglia Cavalcabò a Cabrino per i servigi che egli offriva.

Nonostante questo importante dono, il disprezzo, l’avarizia e la fame di potere portarono Cabrino a volersi impadronire anche di Cremona, ospitando con l’inganno e la finalità di compiere una strage sia Carlo che i suoi familiari la notte del 25 luglio 1406. Di ritorno da un viaggio a Milano, gli aprì le porte del castello di Maccastorna per ospitarli ed ucciderli poi nella notte, liberandosi dei corpi gettandoli nel pozzo delle taglie. Fu la scintilla che diede il là ad una sanguinosa spedizione militare durata l’intera notte ed alla fine della quale riuscì ad espugnare il castello di Santa Croce a Cremona, autoproclamandosi il signore della città per ottenerne il controllo: la sua sete di violenza continuò per molti anni a venire causando molte altre morti, fino a quando non venne arrestato dalle milizie milanesi e decapitato a Milano nel 1425.

La visita

Una meta che è riuscita a ribaltare la situazione in corso d’opera, perché inizialmente non presentava un valido motivo che ne giustificasse la visita ed un video ma che alla fine s’è scoperto nascondere una delle storie più interessanti che abbia mai sentito, quelle sconosciute e che sul web non trovano riscontri perché sono una volta arrivati sul posto (fisicamente) si vengono a sapere. E proprio ciò mi mi ha portato a visitare Maccastorna, il comune meno abitato della provincia di Lodi con i suoi 67 abitanti registrati durante l’ultimo censimento nel 2019, per cercare di scoprire qualcosa di più sulla storia del castello e sulla fame di potere e distruzione del cavaliere Cabrino Fondulo.

Distante in automobile un’ora abbondante da Milano ed un’ora e mezza da Bergamo, una volta arrivati in zona è possibile lasciare l’automobile nell’ampio parcheggio gratuito collocato di fronte alla chiesa ed al centro di questo piccolo paese delle campagne lodigiane. Proprio per via delle sue ridotte dimensioni ed una copertura territoriale complessiva che non supera i 6 km², ci sono poche vie e due soli punti d’interesse osservabili:

  • La chiesa di San Giorgio Martire, il cui nucleo originario è datato 1200 e l’unica informazione riguardo alla sua riedificazione è riportata sulla lapide di Giacomino Fondulo datata 1418 ed in cui viene riportato che Cabrino Fondulo fece erigere questa nuova struttura religiosa in occasione delle sue prime nozze con Giustina de Rossi nel 1406, presenta una navata unica con quattro volte a crociera e diversi affreschi al suo interno, collegata al campanile (di pianta quadrata) all’altezza del presbiterio. Attualmente ancora in uso, ha subito un unico e corposo restauro avvenuto nel 1912 con rimaneggiamenti ed ampliamenti.
  • Il castello di Maccastorna è uno dei pochi castelli medievali ancor oggi perfettamente integri e completi che possiamo trovare in Lombardia, grazie al fatto che questo territorio non fu mai al centro di assedi o offensive nemiche particolarmente aggressive tali da far subire danni così ingenti da alterarne le linee originarie. Costruito in epoca feudale tra il XIII ed il XIV secolo, esteticamente parlando la struttura ora visibile è praticamente la stessa che si presentava agli occhi degli abitanti di questo luogo nel medioevo, salvo eventuali interventi di adeguamento interni o ristrutturazioni effettuate nel corso degli anni al fine di preservarlo e renderlo abitabile. Ad oggi è una struttura privata per metà abitativa e metà azienda agricola.

Un particolare molto interessante, oltre a far parte della lista dei 100 comuni meno popolati d’Italia trovandosi al 14° posto (aggiornamento al 2021), è quello legato alla sua posizione geografica: è localizzato nella parte più a sud del territorio lodigiano e su due linee confine, quella tra le provincia di Lodi e Cremona e quella tra la regione Lombardia e l’Emilia Romagna. Per non parlare del fatto che proprio in questa zona il fiume Adda sfocia nel fiume Po.

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