Masso Erratico – Il Baluton
- QUANDO ANDARCI: Tutto l’anno
- RAGGIUNGIBILE CON: Automobile
- CONSIGLIATO PER: Tutti, ottimo per le famiglie ed i loro piccoli camminatori
- DURATA DEL PERCORSO: Circa 1 ora (A/R)
- LUNGHEZZA E DISLIVELLO: Fino a 1.50 km, dislivello positivo fino a 125 metri
- ABBIGLIAMENTO CONSIGLIATO: Sportivo e tecnico, consigliati gli scarponcini
- COSA AVERE NELLO ZAINO: Pranzo al sacco, acqua e bacchette per camminare
- SITO INTERNET UFFICIALE: Regione Lombardia
- SITI INTERNET DI RIFERIMENTO:
Il Monumento naturale regionale Il Baluton fa parte della lunga lista di massi erratici e massi avelli che testimoniano l’estensione fisica massima dei ghiacciai alpini esistenti in tutta l’Italia settentrionale durante la glaciazione Würm, collocato in questo specifico caso a più di 60 km di distanza dal suo punto d’origine. Questa è la particolarità che accomuna anche tutti gli altri massi, dislocati a latitudini simili o più settentrionali, tra quelli fin’ora scoperti e catalogati nelle province lombarde, come Varese, Como, Lecco, Sondrio, Bergamo, Brescia, Monza e Brianza.
Un masso considerato alieno perché composto da rocce non native del luogo di ritrovo, che gli antichi Camuni interpretavano come un segno divino caduto dal cielo, e che venne dichiarato Monumento naturale regionale nel 1984 grazie alla sua importanza storica e naturalistica, oggetto di riqualificazione e valorizzazione ambientale nel 2015 con la costruzione di una struttura che lo potesse sorreggere ed ancorare il masso nel punto in cui si trova soprattutto per un fattore di sicurezza, vista la notevole dimensione ed i danni che potrebbe causare rotolando verso valle.




Una categoria di monumenti naturalistici che trovo sempre più interessante dopo ogni escursione, grazie a tutte le leggende e credenze popolari che le circondano, è quella dei massi erratici ed avelli avvistati e sparsi per tutto il territorio settentrionale italiano, e nel mio caso specifico quelli legati al territorio lombardo. Un argomento così interessante e di facile condivisione da riuscire a meritare una sottoserie con la quale li potessi anche catalogare, come ho fatto con le linee Cadorna, le cascate e gli alberi secolari, soprattutto per via della loro peculiarità che riguarda la “distanza percorsa dalla loro zona d’origine” durante il sciogliemento dei ghiaccia, anche decine di chilometri.
Per raccontarvi la storia di questo masso erratico specifico bisogna raggiungere Provaglio d’Iseo, un piccolo comune immerso nelle colline della Franciacorta e gograficamente collocato sotto al lago d’Iseo (anche detto lago Sebino), distante in automobile 40 minuti da Bergamo ed un’ora abbondante da Milano. Una volta arrivati in zona bisogna spostarsi verso la chiesa di San Bernardo e lasciare l’automobile in uno dei parcheggi disponibili in zona, come sempre troverete ad inizio articolo il punto GPS esatto, e poi muoversi a piedi verso Via San Rocco.
Incominciata la salita, spostando lo sguardo verso nord-ovest si osservano in lontananza le Torbiere del Sebino, una delle riserve naturali più estese dalla provincia bresciana e molto importante per la sua biodiversità arborea ed animale, che è stata la location del primo episodio del progetto Lombardia Experience e che conta più di 100 video all’attivo. Arrivati invece al primo tornante, bisogna lasciarsi alle spalle la strada asfaltata ed imboccare la deviazione boschiva segnalata da una scultura e dalla presenza di diversi parapetti in ferro, con un dislivello abbastanza netto che si fa sentire sulle gambe.
Attraversata buona parte del fitto sottobosco, composto da alberi sempreverdi come abeti e pini, bisogna seguire le indicazioni colorate classiche (bianco-rosse) che vengono apposte su roccia poiché non vi è presenza di nessun cartelli direzionale, se non quello ad inizio della via, proseguendo con la salita lungo il versante ovest che porta alla cima del monte Cognolo. Ad un certo punto, nascosto tra gli alberi e senza nessun cartello informativo, farà la sua apparizione il Baluton, detto anche la Balota, un masso erratico di quasi 70 m3 composto da arenaria rossa e classificato subito come alieno perché differente per dimensione e tipo a tutte le rocce circostanti, informazioni poi consolidate in seguito ad alcune valutazioni scientifiche che hanno dichiarato con certezza che si tratti di una roccia formatasi durante il Permico, proveniente dalle cime dell’Adamello in Valtellina e trasportato qui l’ultima glaciazione del quaternario (glaciazione Würm) delle Alpi.