Santuario di San Patrizio
- QUANDO ANDARCI: Tutto l’anno, verificare gli orari e le date di chiusura sui canali ufficiali
- RAGGIUNGIBILE CON: Automobile o pullman in caso di gite organizzate
- CONSIGLIATO PER: Tutti, accessibile a persone con disabilità motorie
- DURATA DEL PERCORSO: Circa 1 ora per visitare tutto il complesso
- LUNGHEZZA E DISLIVELLO: Fino a 500 metri, sempre pianeggiante
- ABBIGLIAMENTO CONSIGLIATO: Qualsiasi, ma evitate abiti succinti/corti
- COSA AVERE NELLO ZAINO: Nulla di particolare
- SITI INTERNET DI RIFERIMENTO:
Patrizio nacque intorno al 385 d.C. circa a Bannavem Taverniae presso la città di Dumbarton in Scozia, e la sua storia di disgrazie e schiavitù incominciò già all’età di 16 anni quando fu rapito per esser venduto come schiavo in Irlanda ad un capotribù dell’isola. Dopo 6 anni riuscì a fuggire e ritrovare la sua famiglia per uno strano gioco del destino, ma la sua libertà durò poco perché venne nuovamente rapito e riportato come schiavo in Irlanda. Altri 2 mesi di schiavitù e poi la libertà grazie all’aiuto di un gruppo di mercanti che lo riportarono in patria. Al suo rientro, iniziò ad avere diverse visioni e sogni che interpretò come un segno divino ed una vocazione all’apostolato, decidendo di diventare chierico ed andare a studiare in Francia al cospetto del vescovo Auxerre S. Germano.
Tornò in patria da vescovo attorno a 432 e l’opera missionaria di conversione al cattolicesimo ebbe un grande successo nonostante fosse costantemente ostacolato dalla credenza celtica legata ai druidi, fino alla costruzione della prima sede vescovile nel 444 ad Armag. Dopo 33 anni di episcopato morì il 17 marzo del 465, lasciando ai posteri due scritti manoscritti e diventando il Santo patrono d’Irlanda.
Il simbolo più famoso legato al santo è il trifoglio ed anche il suo colore, il verde, assume un significato molto importante per la tradizione cristiana irlandese: la leggenda vuole che, durante la sua opera di evangelizzazione, San Patrizio illustrasse ai Celti il concetto della Santissima Trinità attraverso l’immagine del trifoglio dimostrando come le tre foglie cresciute dall’unico stelo rappresentassero le tre parti trinitarie riunite da un unico Dio.




Vi siete mai chiesti da dove prendono spunto le persone, le aziende e le istituzioni per creare simboli o loghi da utilizzare per indicare una determinata cosa? Come per esempio la rosa camuna, simbolo che da sempre rappresenta il territorio lombardo e diventato parte integrante del logo di Regione Lombardia e non (come il formaggio ad esempio), una delle più famose incisioni rupestri sulle rocce della Val Camonica che appartiene alla popolazione dei Camuni, coloro che sono vissuti in questi territori già dall’età del ferro. Quindi, da dove deriva il simbolo della Valle Seriana?
Per scoprirlo bisogna raggiungere Grumi, una piccola località del comune di Colzate e collocata nel territorio bergamasco della Val Seriana, distante un’ora abbondante da Milano e mezz’ora da Bergamo, ed andare poi alla ricerca di un edificio costruito su uno sperone di roccia viva e dalla quale si gode di una visuale spettacolare su tutta la valle circostante.
Vi sto parlando del Santuario di San Patrizio, un luogo di culto edificato a partire al 1580 e molto famoso in zona poiché si crede che se visitato si perde ogni vizio, restaurato negli anni ’80 (1980) in seguito ad un progetto di riqualificazione e la cui silhouette venne stilizzata ed inserita nel logo della Val Seriana: è difatti l’edificio di maggior interesse storico, artistico e culturale di Colzate, posizionato su uno sperone di roccia quasi fosse un forte militare medioevale ad un’altitudine di 620 metri e visibile praticamente da ogni (quasi) angolo della vallata.
Il complesso del santuario è composto da diversi elementi, quali:
- L’ampio sagrato circoscritto da paletti e catene, che affaccia direttamente sulla strada asfaltata e che nasconde un paletto indicativo grazie alla quale è possibile osservare i vari punti d’interesse circostanti, per la maggior parte cime montuose.
- L’ingresso in cui la quale sono posizionati diversi cartelli informativi e la mappa, oltre alla cappella di San Lucio, dedicata al Santo protettore dei pastori, dei casari e degli alimentaristi.
- La scalinata interna corredata di diverse colonnate con arco a volta, nel mezzo della quale si trova la porta d’ingresso alla sala del Romito e che porta alla sua fine ad un simil chiostro coperto (una specie di piazzetta), con l’ampio belvedere su tutta la valle sottostante.
- Al centro è posizionato l’ingresso del Sacello, la parte più antica del complesso, in cui ebbe inizio il culto del santo irlandese ed alla quale è dedicato questo santuario fin alla sua edificazione, con un ciclo di affreschi fatti dall’autore Jacopino de’ Scipioni nel 1514 e raffiguranti le gesta di San Patrizio.
- Sulla sinistra l’ingresso al Santuario Maggio (o chiesa grande), edificata tra il 1580 ed il 1600, in perfetto stato di conservazione e con diversi cicli pittoreschi ed un’edicola votiva con la statua di San Pietro.
- Un piccolo punto ristoro un bagno sono disponibili nel chiostro.
Esternamente al complesso, una volta usciti ed intrapresa la stradina in discesa, rimangono altri due punti d’interesse che sono:
- L’ampio sagrato circoscritto il pozzo di San Patrizio con la sua fonte d’acqua, realizzata nel 1628 e che ricorda il famoso pozzo di San Patrizio nel Lought Derg, fondamentale nella storia del santo perché si tratta di un luogo indicatogli da Gesù Cristo ed affinché attraverso il pozzo i fedeli potessero vedere le profondità della terra in cui gli infedeli pagavano per i loro peccati attraverso le pene dell’Inferno.
- La torre campanaria, costruita successivamente a più riprese tra il XVI ed il XVIII secolo per completare il complesso.
- Nascosto alle pendici della roccia, incastonato al suo interno, c’è il forno dei michini di San Patrizio in cui anticamente venivano prodotti dei piccoli pani biscottati che portavano il nome di michini (una rosetta a cinque foglie con impressa l’effige del Santo su ognuna di essa) in occasione della festa liturgica del 17 marzo. Un rudimentale forno a legna che produceva dei michini che poi venivano benedetti e consumati solo in caso di malattie o malesseri, tradizionalmente soprannominati anche “pane dei miracoli” o “pane di San Patrizio”.
Al termine della visita, la domanda sorge spontanea, perché qui venne scelto San Patrizio? Le ipotesi sono due ed entrambe possono essere veritiere a livello storico grazie alle memorie presenti su diversi manoscritti ritrovati in giro per tutta la valle ed in cui si parlava dei grandi commerci di prodotto laniero: la prima racconta di mercanti irlandesi che, sopravvissuti alle truppe di Barbarossa, decisero di nascondersi e ritirarsi qui costruendo un edificio e dedicandolo al santo patrono d’Irlanda, mentre l’altra versione narra dei tanti abitanti della Val Seriana che, commerciando materiali primari e tessuti con abitanti del nord Europa, rimasero affascinati dal culto di San Patrizio decidendo di erigere un’edicola votiva in suo onore e diventata negli anni il Santuario che è ora.
Ricorda tanti altri luoghi presenti in Lombardia, come l’Eremo di Santa Caterina e l’Eremo di San Valentino con la quale condivide la grande devozione che ha portato all’edificazione di un luogo sacro, mentre con il Santuario di Montecastello ed il castello dell’Innominato ha in comune il luogo sulla quale è stato costruito, e cioè su uno sperone di roccia viva ed arroccato sulla montagna.