Ponte del Chitò
- QUANDO ANDARCI: Tutto l’anno
- RAGGIUNGIBILE CON: Automobile
- CONSIGLIATO PER: Tutti, accessibile a persone con disabilità motorie
- DURATA DEL PERCORSO: Circa 30 minuti per visitare il ponte
- LUNGHEZZA E DISLIVELLO: Fino a 1.0 km (A/R), sempre pianeggiante
- ABBIGLIAMENTO CONSIGLIATO: Casual o sportivo, consigliate scarpe comode
- COSA AVERE NELLO ZAINO: Nulla di particolare
- SITI INTERNET DI RIFERIMENTO:
Lungo la ciclabile che collega Ubiale Clanezzo con Capizzone, lunga circa 3.5 km e di facile approccio, è presente un elemento architettonico che collega le due sponde a mezza costa del Monte Ubione e che attraversa il sottostante torrente Imagna: sto parlando del Ponte del Chitò, una struttura costruita nel 1897 in pietra calcarea ed a più di 30 metri d’altezza dal fiume sottostante. Venne progettato dall’ing. Giuseppe Chitò con l’intento di migliorare l’industrializzazione di questa valle, che negli ultimi anni è stato riqualificato a partire dalla condotta idraulica abbandonata e recuperata per creare il Sentiero del Chitò ed il posizionamento di un parapetto in metallo grigliato su 3 lati (cielo esente) per garantire una quasi perfetta sicurezza durante l’attraversamento.
Negli anni ’80 e ’90 la Valle Imagna divenne famosa per il free climbing (arrampicata libera) e molto frequentata da italiani e stranieri, in zone di cui fanno parte la Falesia di Roncola, Fuipiano, Corna Camozzera, Costa, Torre di Val Negra e tante altre, ed il ponte stesso divenne soggetto di scalate non autorizzate. Decine e decine di persone si lanciarono nell’arrampicata sui piloni partendo dal fondo del fiume fino alla cima del ponte, nonostante il divieto e le inesistenti condizioni di sicurezza per via dell’alto grado di pericolosità, tanto che divenne una pratica illegale dopo un’ordinanza comunale e regionale e passibile di denuncia, riempiendo di cartelli di divieto la zona del ponte.





È stato un anno molto legato all’architettura questo 2024, con visite e pubblicazioni di molte infrastrutture come nodi idraulici, ponti in legno, percorsi ferroviari, giardini rocciosi, ponti in corde, passerelle nel vuoto, complessi monumentali ed ora un ponte con gabbie d’acciaio.
Per apprezzare quest’ultima meraviglia strutturale bisogna prima di tutto raggiungere Capizzone, per l’esattezza una sua piccola contrada che è Cabignone, collocata nella provincia bergamasca sulla strada della Valle Imagna, distante in automobile un’ora abbondante da Milano e mezz’ora buona da Bergamo.
Una volta arrivati in zona, è possibile lasciare l’automobile o nel parcheggio del supermercato (non penso di far del male a qualcuno e se fosse così mi scuso!) oppure nei pressi dell’ingresso del sentiero dove sono disponibili circa 2-3 parcheggi. Qui s’intraprende la ciclopedonale che porta il nome di Sentiero Ambientale del Chitò, percorso che si sviluppa per 3.5 km ai piedi del Monte Ubione costeggiando il torrente Imagna, collegando Clanezzo con Capizzone, ma esattamente in un punto attraversa il corso d’acqua con un’opera ingegneristica chiamata Ponte del Chitò.
Si tratta di un importante infrastruttura progettata dall’ingegnere Giuseppe Chitò’ e costruita nel 1897 con lo scopo di far attraversare la condotta idraulica che alimentava la centrale idroelettrica (ad oggi abbandonata) per migliorare e rendere appetibile a livello industriale questa vallata, come i tanti altri interventi urbanistici fatti nella città di Bergamo nel corso della prima metà del ‘900: un ponte-canale che erediterà il nome del suo ideatore, edificato in pietra calcarea e suddiviso in 6 arcate poggiate su grandi piloni, lungo 100 metri circa ed un’altezza massima al centro che supera i 30 metri. È stata anch’essa oggetto di riqualificazione negli ultimi anni perché compresa nel progetto provinciale e regionale che mirava al completo recupero e conversione della vecchia condotta abbandonata in una ciclopedonale accessibile ed in sicurezza.
Nei pressi del ponte è presente una piccola area picnic in cui sostare, un cartello informativo dettagliato che racconta la storia della sua costruzione e di altri punti d’interesse in zona, mentre il motivo per la quale vi sono diversi cartelli riportanti il divieto di arrampicata è dato dal fatto che negli anni ’80 e ’90 questo ponte, i suoi piloni, furono il soggetto principale di molte arrampicate non autorizzare, mentre la gabbia di metallo di sicurezza chiusa sui 3 lati evita cadute accidentali nel burrone del torrente Imagna e le tante lampade garantiscono una buona illuminazione anche di notte.
La Valle Imagna è un territorio ricco di luoghi da scoprire e visitare, facili da agganciare a questo punto d’interesse come per esempio lo stesso Sentiero Ambientale del Chitò ed il piccolo borgo di Clanezzo sul confine delle 3 valli con la dogana ed i suoi ponti.