Chiesa di Santa Maria in Binda
- QUANDO ANDARCI: Tutto l’anno, l’orario della Santa Messa è il mercoledì alle 15.30
- RAGGIUNGIBILE CON: Automobile o pullman in caso di gite organizzate
- CONSIGLIATO PER: Tutti, accessibile a persone con disabilità motorie
- DURATA DEL PERCORSO: Circa 30 minuti per visitare la chiesa
- LUNGHEZZA E DISLIVELLO: Fino a 200 metri, sempre pianeggiante
- ABBIGLIAMENTO CONSIGLIATO: Casual o sportivo, ma evitate abiti succinti/corti
- COSA AVERE NELLO ZAINO: Nulla di particolare
- SITI INTERNET DI RIFERIMENTO:
Un affresco che lascia pochi dubbi, con iconografie chiare e narranti la situazione sociale del tempo, con scheletri che personificano la morte ed attirano con l’inganno (nella maggior parte dei ritrovamenti) persone facenti parte dei ceti sociali più alti. La danza macabra è una rappresentazione sacra impressa su diversi muri di strutture di culto europee che racconta il martirio dei sette fratelli Maccabei, un episodio biblico narrato nel settimo capitolo del secondo libro dei Maccabei in cui questi fratelli e la loro madre vengono costretti dal re seleucide Antioco IV a mangiare carne di maiale per rinnegare la loro religione ebraica, ma piuttosto che cedere preferirono essere condannati a morte. Da qui, il nome originale danza dei maccabei venne tradotta dal latino in danza macabra, un tema per lo più nell’Europa centrale e che acquistò un piccolo seguito soprattutto nel periodo della grande peste del 1348, con una pietà nei confronti della tragica ma casuale sorte dell’essere unti dall’infezione.
L’affresco trasmette una visione molto cinica della morte quasi normalizzandola e ricorda all’osservatore il fatto che tutti a questo mondo, prima o poi, moriremo. Una sorte scritta nel destino di chiunque e che riesce ad alleggerire il peso della dipartita per le classi sociali più basse, che incominceranno a guardare con ironia le categorie gerarchiche più elevate pensando al fatto che nessuno è immortale. Un tema molto legato al credo religioso che per pura casualità viene molto laicizzato, riuscendo a suo modo a liberare l’uomo dal concetto spirituale e filosofico della morte rompendo il tabù e rendendolo reale.
Fonti utilizzate per scrivere l’articolo: Wikipedia




Strutture sempre interessanti, pregne di storia ed imprevedibilità, storicamente edificate nel centro ed intorno alla quale è stato sviluppato il paese stesso oppure, come in questo caso, rimaste l’unico ricordo di quello che era l’abitato medioevale. Ma sempre mai dimenticate, perché localmente importanti.
Questa volta la destinazione da raggiungere è Nosate, il comune più ad ovest e meno popoloso della provincia meneghina, distante in automobile 30 minuti da Milano ed un’ora da Bergamo, posizionato lungo il tracciato del fiume Ticino. Una volta arrivati in zona troverete facilmente parcheggio, ad inizio articolo vi lascio il punto GPS esatto da impostare sul navigatore, ed il punto d’interesse odierno si troverà esattamente di fronte, a pochi passi.
Sto parlando della Chiesa di Santa Maria in Binda, una struttura religiosa datata XIII secolo ed unica traccia rimasta dell’antico centro abitato medioevale di questa zona, con il termine Binda che deriva difatti dal longobardo e significa “striscia di terra“: edificata infatti in una zona nei pressi del fiume per via della fonte d’acqua utilizzata dagli abitanti, in quel periodo era molto comune trovare questi piccoli oratorium sparsi in giro che avevano più una funzione ci comunità locale in cui le persone, che non potevano raggiungere le chiese più grandi, si ritrovavano per pregare.
Molto compressa e con tutte le carte in regola per essere utilizzata per celebrare la Santa Messa, presenta una costruzione a navata singola con un’abside semicircolare con tutte le facciate esterne con mattoni a vista, un campanile edificato solo nel 1926 in stile neoromanico, una piazzetta con un giardino curato ed una fontana d’acqua potabile, mentre all’interno è ricca di affreschi di diverse epoche come quello raffigurante il ciclo della danza macabra, diffuso nel centro Europa e molto raro da trovare, raffigurante degli scheletri (che personificano la morte) che invitano ad un ballo diversi esponenti religiosi dell’epoca. Un tema iconografico appartenente al periodo tardo medioevale (1400-1500) e direttamente collegato alla grande peste del 1348 che colpì tutta l’Europa, che rese familiare il tema della morte rompendo il grande tabù che lo circondava e che con molta ironia cercò di laicizzare l’ideale del trapasso.
Si tratta di una visita breve ed accessibile anche a persone con disabilità motorie, senza la necessità di grandi sforzi e tempo, con la possibilità quindi di spostarsi per visitare altri punti d’interesse in zona come per esempio il ponte tibetano di Turbigo con la sua centrale elettrica oppure la diga del Panperduto a Somma Lombardo. Mentre se siete interessati ad approfondire l’argomento legato all’affresco contenuto al suo interno, vi consiglio di visitare l’Oratorio dei Disciplini di Clusone, in provincia di Bergamo, citato nel videogioco “The Witcher 3: Wild Hunt“.